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Ho la testa confusissima

Fondazione VOLUME! Granpalazzo, Zagarolo

28-29 May 2016

Costruzione, trasformazione, distruzione. Questi i tre elementi che sono alla base dell’intervento che la Fondazione VOLUME! e GIUSEPPE GALLO hanno pensato per GRANPALAZZO 2016.

Da un lato una struttura in divenire che, come avviene per ogni istallazione all’interno degli spazi in via san Francesco di Sales, si mostra sempre diversa puntando l’attenzione sul fare, sul costruire, sul lavoro manuale che diventa pensiero. In opposizione al “già pronto”, al “bell’e fatto”, mostrare òa costruzione di qualcosa diventa una scelta etica, simbolica, artistica. Ciò che conta non è tanto il fine ma il processo, il cammino più che l’arrivo. È infatti la modificazione, il passaggio dalla forma all’informe, il nodo concettuale di questa operazione.

Per Gallo, ciò che è stato modellato, che sia vita o arte, può tramutarsi in qualcosa d’altro. In natura (come è evidente in molti lavori dell’artista) è il caso, o il fato, a fare di ogni foglia, ogni ramo, ogni essere vivente, un elemento unico pur in una infinita serialità. Ed è dunque l’imprevedibilità a mutare una forma in qualcosa di diverso ma altrettanto interessante. Se nulla si crea e nulla si distrugge vuol dire che tutto nasce da una trasformazione. L’irrepetibilità di un momento trasforma l’attimo in eterno.

La caduta dall’alto di una testa (e qui Gallo si mette in gioco in prima persona), di una forma plastica [si ringrazia per la generosa collaborazione Davide Dormino], diventa elemento di sperimentazione; il coraggio porta ciò che è strutturato e , quindi, considerato bello, verso l’informe, inteso – per citare Georges Bataille – anche come strumento operazionale. Eppure in questa non-forma si nasconde ancora un mondo, altrettanto o forse più affascinante del precedente. Le letture che se ne possono dare diventano, a questo punto, infinite.

Lo stesso titolo scelto da Giuseppe Gallo si apre con ironia a una molteplicità di interpretazioni: un riferimento al soggetto delle sculture, alle sensazioni dell’artista o al momento storico in cui viviamo, nel quale l’unico superlativo spendibile è legato alla confusione.

(Silvano Manganaro)